Questo sito è generato con l'AI
Anatomia di un sito nato da 25 prompt, qualche imprecazione e tanta voglia di sperimentare.
Sì, ho usato uno dei tanti IDE basati su intelligenza artificiale per mettere in piedi questo sito. Avrei potuto scegliere la strada comoda — un bel template WordPress, qualche plugin e via — ma ho preferito sbattere la testa sul codice e provare a sporcarmi le mani facendo quello che oggi chiamano vibecoding.
Ne è uscito un sito semplice, con una struttura lineare e un design che, siamo onesti, è un po' scopiazzato (d’altronde sul web l’originalità assoluta è un miraggio). Se pensate però che sia bastato un singolo prompt magico per vedere apparire tutto questo, siete fuori strada: ne sono serviti più di venticinque, conditi da una buona dose di imprecazioni.
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il footer (che si rompe)
Non è stata una passeggiata di salute. Il footer si è rotto cinque volte di fila, senza un motivo apparente. La struttura delle pagine, all'inizio, non aveva alcun senso logico. Per non parlare delle barre di scorrimento: o rompevano l'estetica della pagina o, una volta disattivate, rendevano il sito un blocco di marmo impossibile da navigare.
C'è stato bisogno di tanto troubleshooting manuale. È stato un mix costante tra ChatGPT, ricerche su Google e quel poco che ho assorbito di coding in questi cinque anni in Boolean. Alla fine, però, sono riuscito a tirare fuori questo sito in semplice HTML e CSS, ho configurato un certificato SSL gratuito e ho finalmente pubblicato un blog per condividere qualche pensiero sparso.
Cos'è davvero questo vibecoding?
Il termine suona un po' modaiolo, ma il concetto è potente. Il vibecoding permette a chi non ha competenze tecniche verticali di creare qualcosa di concreto, saltando la barriera del "non so come si scrive questa funzione".
Non fraintendetemi: non sono diventato un developer dall'oggi al domani. Però ne so qualcosa in più. Ecco cosa ho imparato in queste ore di test:
- L'iterazione è tutto: Non conta azzeccare il primo comando, ma saper correggere il tiro quando l'AI prende fischi per fiaschi.
- La visione batte l'esecuzione: Se non hai in testa cosa vuoi ottenere, l'intelligenza artificiale ti porterà a spasso nel nulla.
- I limiti sono reali: L'AI tende a complicare le cose semplici. Spesso la soluzione era togliere righe di codice inutile che lo strumento continuava a propormi.
Il vero valore aggiunto è la possibilità di sfogare la creatività senza restare bloccati per ore su una virgola fuori posto. È lo stesso principio per cui oggi posso fingermi musicista usando l'AI per comporre un brano, o fotografo generando immagini con strumenti avanzati.
Il confine sottile tra arte e pigrizia
Qui però sorge un dubbio che mi porto dietro da un po'. Quanto è sottile il confine tra il plagio, l'ispirazione e l'arte? C’è un vecchio detto che dice "impara l'arte e mettila da parte", ma qui sembra che l'arte l'abbiamo presa, frullata e delegata a una macchina.
Se io assemblo pezzi suggeriti da un algoritmo, quanto c’è di mio in quello che vedete? La risposta, credo, stia nell'intenzione. Il sito è uno strumento, il fine è la conversazione che ne deriva. Ma è un equilibrio precario che dobbiamo ancora imparare a gestire.
Quindi, dovremmo avere paura?
Inutile girarci intorno: la domanda che tutti si fanno è se ci sarà ancora posto per il nostro lavoro in futuro. Se un CPO può "vibecodare" un sito funzionante in un pomeriggio, cosa succederà a chi quel codice lo scrive di mestiere?
Io non credo nella sostituzione totale, ma nell'evoluzione brutale. Chi sa solo "eseguire" compiti ripetitivi ha un problema. Chi invece usa questi strumenti per aumentare l'impatto delle proprie idee ha un superpotere. La difficoltà non è più fare le cose, ma decidere quali cose valga la pena fare e perché.
Voi come la state vivendo? Avete già provato a costruire qualcosa da zero "sentendo la vibe" dell'intelligenza artificiale o preferite ancora il controllo totale del metodo tradizionale?
Mi piacerebbe sapere se anche voi avete avuto quegli attimi di frustrazione pura davanti a un footer che non ne vuole sapere di stare al suo posto. Parliamone nei commenti su LinkedIn.