Il progetto personale come "Cavallo di Troia": perché è la lettera di presentazione più potente che puoi scrivere

Strategie tattiche per abbattere le mura delle aziende e dimostrare competenza reale attraverso l'azione, non le parole.

Mi capita spesso, quasi ogni settimana, di trovarmi dall'altra parte della barricata: quella di chi deve scegliere. Guardo un CV, poi un altro, poi un profilo LinkedIn. Leggo frasi come "sono molto motivato", "appassionato di tecnologia", "pronto a imparare". E ogni volta, lo ammetto, sento un piccolo senso di frustrazione.

Non perché queste persone non siano sincere — sono certo che lo siano — ma perché tra il "dire" di voler fare qualcosa e il "farlo" esiste un abisso che un PDF di due pagine non riuscirà mai a colmare.

Qualche tempo fa, parlando con un ragazzo che voleva entrare a tutti i costi nel team di prodotto di una nota scale-up fintech, sentivo la solita litania: "Ho fatto il master, ho studiato i casi studio, ma mi dicono tutti che non ho esperienza specifica nel settore".

Gli ho fatto una domanda brutale, forse un po' antipatica: "Se domani l'head of product di quell'azienda ti invitasse a prendere un caffè, avresti qualcosa di loro da fargli vedere che non sia il tuo certificato di laurea?".

Il silenzio che è seguito è il motivo per cui sto scrivendo questo articolo.

Oggi non voglio parlarvi di "hobby" o di quanto sia bello coltivare le proprie passioni nel tempo libero. Voglio parlarvi di strategia. Voglio spiegarvi perché, in un mercato saturo e rumoreggiante, il progetto personale non è un di più: è il vostro cavallo di Troia. È l'arma tattica per abbattere le mura di cinta di un'azienda e dimostrare che siete già della partita, prima ancora di aver firmato il contratto.

Sessione di lavoro in team
L'azione parla più forte di mille parole in un CV.

1. La strategia del "Prototipo": oltre il paradosso dell'esperienza

Tutti conosciamo il paradosso: cerchiamo junior con 3 anni di esperienza. È una follia logica, lo sappiamo. Ma dal punto di vista di un manager (e qui parlo con il cappello da CPO), l'esperienza non è un feticcio per gli anni passati su una sedia. È una scorciatoia per misurare il rischio.

Quando assumo qualcuno, la mia domanda costante è: "Quanto tempo ci metterà questa persona a capire come ragioniamo e a non fare danni?".

Se vuoi lavorare nel Fintech, ma finora hai lavorato nell'e-commerce, il tuo CV mi dice che sei un rischio. Ma se arrivi con un blog verticale dove analizzi l'UX dei processi di onboarding delle banche digitali, o se hai costruito un piccolo tool che calcola le commissioni nascoste dei broker, il rischio crolla.

Il passaggio dal "Vorrei" al "Faccio"

Il progetto personale strategicamente orientato è un prototipo delle tue capacità. Non stai più chiedendo il permesso di entrare; stai mostrando che sei già operativo nel loro spazio mentale.

In Boolean vediamo spesso questa dinamica. C'è chi finisce il corso e aspetta che il placement faccia il miracolo, e c'è chi prende quello che ha imparato e lo applica a una nicchia specifica. Ho visto ragazzi senza alcun background tecnico farsi notare da startup AI perché hanno passato un mese a testare e documentare ogni possibile falla di un modello linguistico specifico, pubblicando i risultati su Medium o GitHub.

2. Abbattere l’asimmetria informativa: mostrare il proprio OS mentale

C'è un concetto che mi sta molto a cuore: l'Operating System (OS) mentale.

In un colloquio di un'ora, io posso solo grattare la superficie di come pensi. Posso farti domande ipotetiche, ma le risposte saranno sempre filtrate dalla tensione del momento. Un progetto personale, invece, è un libro aperto sul tuo modo di risolvere i problemi.

  • Capacità di prioritizzazione: perché hai scelto di implementare la feature A invece della B?
  • Gestione del trade-off: mi dice quanto sei pragmatico nel tagliare gli angoli necessari.
  • Resilienza: documenta la gestione della frustrazione dei bug e dei vicoli ciechi.

3. L'approccio "paraculo": usare il progetto per un networking d'élite

Qui entriamo nel territorio della tattica pura. Chiamiamolo pure approccio "paraculo", nel senso più nobile e intelligente del termine: quello di chi sa muoversi nel mondo con furbizia empatica.

"Ciao [Nome], seguo molto quello che fate. Ho notato che nel processo X succede Y, così ho provato a buttare giù questa bozza/analisi/tool per vedere se si poteva ottimizzare. Mi farebbe piacere avere un tuo parere tecnico, senza impegno"

Perché funziona? Perché non stai chiedendo nulla. Stai dando. Stai offrendo valore e, contemporaneamente, stai chiedendo un parere, che è la forma più alta di complimento che puoi fare a un professionista.

4. Errori comuni e l'effetto "Boomerang"

Non è tutto oro quello che luccica. Se il progetto personale è fatto male, può diventare un'arma a doppio senso. La competenza non si simula: il progetto deve essere profondo e dimostrare reale intenzionalità, non solo essere un clone di un tutorial su YouTube.

Dettaglio di un lavoro tecnico
La profondità batte il volume 10 a 0.
Team che discute
Fatti notare risolvendo problemi reali.

5. Il ribaltamento dei ruoli: quando l'azienda cerca te

La magia accade quando il progetto personale smette di essere uno strumento di ricerca e diventa un magnete. I migliori collaboratori che ho avuto sono persone che "esistevano" già online prima che io le cercassi.

Conclusione: e tu, che cosa stai costruendo?

Il mercato del lavoro sta diventando sempre più una conversazione tra pari e sempre meno una selezione burocratica. Se vuoi farne parte, devi avere qualcosa da mettere sul tavolo.

Qual è stata la "prova pratica" o il progetto che vi ha fatto svoltare una carriera? Parliamone nei commenti.

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